Un piccolo paese di 89 abitanti, quasi una miniatura. Un piccolo bosco popolato da migliaia di bucaneve. Una terra dura, di fatica e sudore, dove non è infrequente sentire ancora il profumo del sambuco.
Il piccolo borgo rurale di Padernello, situato nella Bassa Bresciana, una terra ferita dal progresso, conserva ancora qualche traccia di ciò che erano quelle zone prima delle cementificazioni, dello “sviluppo” senza sé e senza ma. Il borgo rimane, come un tempo, a vocazione agricola, anche se purtroppo a monocultura e allevamento intensivo. Nonostante questo ancora oggi, nei pressi del fossato del Castello, vive un coloratissimo martin pescatore, un airone vola elegante sul pelo dell'acqua, mentre leprotti saltano qua e là tra i campi. Nelle afose notti d'estate della pianura è facile imbattersi in un campo pieno di lucciole, lì, se si sta in ascolto, si può ancora sentire il fantasma della Dama Bianca
Nymphe e Trophime: le antiche protettrici del borgo di Padernello
Su un antico ritrovamento epigrafico risalente al I-II sec d.C. sito sul limes romano che ancora oggi porta al Castello, troviamo una scritta funeraria che nomina due liberte – schiave liberate – Nymphe e Trophime
Nymphe richiama probabilmente una devozione alle antiche e misteriose divinità dei boschi protettrici della creatività della natura. Trophime è invece legato al verbo greco trefo, nutrire, nome spesso assegnato agli schiavi con il compito di approvvigionamento della casa o alle balie. Queste due antiche anime ancora proteggono questi luoghi, che vivono in tensione tra queste due presenze.